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Libera Università di Bolzano

Dipartimenti CC Regional History

24 mag 2018 17:30-19:00

I rapporti tra Italia ed Austria dopo la Grande Guerra

Lo storico bolzanino relaziona nell'ambito del ciclo "La svolta del 1918", organizzato dal Centro di Competenza Storia Regionale

Dipartimenti CC Regional History

All’indomani della prima guerra mondiale si manifesta evidente un completo ribaltamento dei rapporti di forza tra Austria e Italia, con Vienna che passa dal ruolo di grande potenza a quello di piccolo stato alpino dal peso politico enormemente ridimensionato. I due paesi confinanti si dimostrano immediatamente interessati a superare in fretta l’«inimicizia ereditaria» che li aveva divisi, in nome dei reciproci interessi concreti. L’Italia vuole aumentare il peso politico ed economico in Austria, con la prospettiva di farne il trampolino di lancio verso l’area danubiano-balcanica, caratterizzata da un gigantesco vuoto di potere determinatosi con il crollo dell’Impero asburgico. Da parte sua, l’Austria, in grandi difficoltà economiche e politiche, ha tutto l’interesse a stringere buoni rapporti con il vicino vincitore e futuro partner in primo luogo in campo economico. A unire i due paesi vi è poi il reciproco interesse a contenere le pretese territoriali del neonato vicino jugoslavo.
Accanto a questi elementi che avvicinano i due paesi, si colloca la questione altoatesina, che invece rappresenta un ostacolo al dialogo bilaterale. L’Italia non accetta alcuna ingerenza austriaca su questioni che riguardano il trattamento della popolazione di lingua tedesca, attuando una politica contraddittoria che oscilla tra aperture al vicino che si vuole amico e l’assoluta contrarietà a rinunciare a quelli che ancora si definiscono i “diritti della vittoria”.

Il fascismo continua ed esaspera questa contraddizione, rifiutando con veemenza qualsiasi invito alla moderazione proveniente dall’Austria, dove la politica di italianizzazione del Sudtirolo viene seguita con grande apprensione. È soprattutto da Innsbruck che giungono le critiche più accese al comportamento del fascismo, critiche che vengono vissute con difficoltà dal governo di Vienna, combattuto tra la volontà di proseguire nella politica di collaborazione con Roma e l’impossibilità di ignorare i richiami alla difesa dei sudtirolesi. Nel corso degli anni venti non mancano i momenti di tensione tra i due governi, ma in conclusione si può affermare che la questione sudtirolese non si dimostrò mai sufficiente a mettere veramente in discussione i rapporti bilaterali, rappresentando però un costante elemento di fibrillazione.

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