“Un mix di specie nelle foreste locali per affrontare i cambiamenti climatici”
Per proteggere e valorizzare il patrimonio forestale in tempi di crisi climatica, serve la ricerca scientifica e la formazione di nuove leve di esperti. Il prof. Roberto Tognetti fa esattamente questo alla Facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari. Arrivato poche settimane fa dall’Università del Molise, dove era professore Ordinario in Assestamento Forestale e Selvicoltura, Tognetti non è alla prima esperienza in regione. In precedenza, ha coordinato il Centro di Ricerca sulle Foreste di Montagna (MOUNTFOR) dell’European Forest Institute (EFI), alla Fondazione Edmund Mach a San Michele all’Adige dal 2013 al 2020, incarico che lo aveva portato a collaborare con la Libera Università di Bolzano per un progetto COST (finanziato dall’UE) Climate-Smart Forestry in Mountain Regions (CLIMO), ovvero “La silvicoltura intelligente dal punto di vista climatico nelle regioni montane”. Al prof. Tognetti abbiamo chiesto di spiegarci quali saranno le direttrici fondamentali della sua ricerca e come queste possano fornire una risposta alle problematiche del territorio altoatesino.
Prof. Tognetti, qual è il focus della sua ricerca?
Nel corso dei miei studi mi sono focalizzato principalmente sull'impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi forestali. In particolare, ho indagato come gli stress e i disturbi ambientali innescati dalla crisi climatica influenzino il funzionamento delle foreste, la loro struttura, e la fornitura di servizi ecosistemici. Questi servizi comprendono una vasta gamma di aspetti, dalla produzione di legno ai servizi di protezione e culturali, alla regolazione delle piene, i quali hanno un ruolo rilevante in determinati contesti ambientali.
In che modo le sue ricerche possono contribuire alla gestione forestale in un’epoca di cambiamenti climatici?
Le mie ricerche, sebbene abbiano un fondamento ecologico e funzionale, mirano a fornire indicazioni pratiche per la gestione degli ecosistemi forestali, soprattutto in ambito montano. Ho cercato di tradurre i risultati della ricerca in suggerimenti per le pratiche di gestione forestale, ponendo particolare attenzione all’adattamento ai cambiamenti climatici. È fondamentale comprendere che la gestione forestale deve essere multifunzionale, bilanciando la conservazione del patrimonio naturale con la gestione delle filiere produttive, per fornire una visione integrata di lungo periodo e portare benefici sia alla società che all’ambiente.
Può condividere un esempio specifico di gestione forestale adattata ai cambiamenti climatici?
Un esempio rilevante è il concetto di “forest restoration” o ripristino ecologico delle foreste. Sto attualmente lavorando su progetti europei che coinvolgono diverse aree degradate in Europa, che mirano a guidare i processi decisionali per ripristinare le funzioni ecologiche ed i servizi ecosistemici degli ecosistemi forestali. Inoltre, stiamo implementando un osservatorio delle foreste a livello europeo per monitorare e gestire le foreste in modo intelligente rispetto al clima. Questi progetti sono volti a sviluppare pratiche gestionali che si adattino meglio alle nuove esigenze climatiche, ecologiche, e sociali.
Come vanno affrontate le sfide della gestione forestale considerando la complessità delle necessità umane, la conservazione e la sostenibilità ambientale?
È una questione complessa che richiede un approccio olistico. La gestione forestale deve comprendere aspetti multifunzionali che contribuiscano alla neutralità climatica e conservino la biodiversità in armonia con la nuova strategia dell’UE per le foreste (e nazionale e provinciale), all’interno del Green Deal europeo e della strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. Ad esempio, si possono sperimentare mix di specie forestali, anziché la gestione tradizionale in monocoltura, per garantire una maggiore resilienza delle foreste ai disturbi ed agli eventi estremi indotti dai cambiamenti climatici.
L’Alto Adige è stato una dei territori su cui si è abbattuta con maggior violenza la tempesta Vaia. Come giudica la gestione forestale che viene praticata in provincia di Bolzano?
All’interno dell’Italia, la provincia di Bolzano è un esempio di gestione lungimirante e sostenibile degli ecosistemi forestali e montani, e ritengo che tale modello di governance possa anche essere trasferito altrove. Sul territorio della provincia si mantiene innanzitutto la multifunzionalità della foresta, importante per i servizi ecosistemici che questa fornisce, quali ad esempio quelli di regimazione idrica o produzione legnosa, e per contenere il consumo di suolo e offrire protezione dai pericoli naturali.
La tempesta di Vaia ha posto in risalto anche le difficoltà che un sistema come quello delle foreste in Alto Adige può incontrare quando il clima cambia.
Diciamo che in futuro si potranno sperimentare ed applicare forme di gestione magari guardando anche all’esempio della Renania Settentrionale, dove una tempesta come Vaia e la successiva infestazione da bostrico hanno messo in discussione la coltivazione quasi esclusiva dell’abete rosso. L’amministrazione forestale locale ha assunto la decisione di trasformarlo in un paesaggio forestale misto dove l'abete rosso continua a coesistere con altre specie che si pensa siano più resilienti e adatte ad affrontare i cambiamenti climatici. Tutto ciò attraverso un approccio partecipativo e la valorizzazione delle esperienze e delle risorse già presenti sul territorio, senza perdere di vista le necessità e i bisogni dei vari portatori di interesse locali.
Qual è il ruolo della sensibilizzazione e dell’educazione nella gestione sostenibile delle foreste?
L’educazione è fondamentale. Bisogna sensibilizzare le persone sull’importanza e la vulnerabilità delle foreste e coinvolgerle nelle decisioni riguardanti la gestione forestale e delle sue risorse. Questo aspetto è cruciale non solo per comprendere il ruolo delle foreste nel mitigare i cambiamenti climatici, ma anche per promuovere pratiche attive di adattamento ai disturbi ambientali, e sviluppare strategie sostenibili per un rapporto armonioso tra la società e l’ambiente boschivo in montagna.
(zil)