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Libera Università di Bolzano

contesto rurale al tramonto

CC Cooperatives

Conferenza Aree Fragili 2025: un'opportunità per portare i margini al centro

Lo scorso 28 e 29 marzo, si è tenuta la 20esima edizione della conferenza nazionale organizzata dall'associazione Aree Fragili, dedicata alle "donne in aree rurali fragili"

L'associazione Aree Fragili punta a promuovere le comunità di pratica sulle aree fragili, unendo ricercatori accademici con professionisti, attori politici e attivisti. Lo studio e l'azione sono finalizzati a promuovere la comprensione delle aree ambientalmente e socialmente fragili, con un focus sulle aree rurali e le problematiche di marginalità socio-territoriale. Collabora con enti pubblici, privati e non-profit che operano sugli stessi temi, secondo un modello di rete. 

Il riferimento più generale è la National Strategy for Inner Areas (SNAI). La SNAI rappresenta una politica nazionale volta a promuovere lo sviluppo e la coesione territoriale in contesti di maggiore marginalità geografica, in cui i fenomeni di declino demografico sono più accentuati. I principi chiave sono la governance locale multilivello, l'approccio integrato e le politiche basate sul territorio. Le aree interne sono identificate come quei comuni in cui vi è carenza di servizi essenziali come scuole, strutture sanitarie, infrastrutture sociali e culturali. 

Nel 2022 anche la Provincia di Bolzano si è unita al programma della SNAI, riconoscendo due aree interne sul territorio altoatesino (Val d'Ultimo, Alta Val di Non, Tesimo, Lana e Alta Val Venosta). Questi territori verranno inclusi nel piano strategico nazionale con l'obiettivo di intervenire in settori chiave come l'educazione, la mobilità, i servizi sociali e sanitari. 

La conferenza Fragile Areas 2025 è iniziata con un intervento dedicato al ruolo delle donne nel processo di redenzione delle comunità più marginali, facendo eco alla teoria sociale ricostruttiva di van der Berg, che mira a dare voce, attraverso la sociologia del territorio, alle buone pratiche. Prendersi cura della terra, delle persone e delle comunità è il filo conduttore che ha unito gli interventi svolti nei due giorni di conferenza. Questo filo conduttore può essere riassunto nella frase di Elena Paglierini (CNR): “Se le mani di un uomo-artigiano sono mani che pensano, le mani di una donna-artigiana sono mani che amano.”

Alessandra Piccoli, ricercatrice presso il Centro di Competenza per il Management delle Cooperative, ha portato un contributo dedicato all'Alto-Adige e alla donne agricoltrici che promuovono un'innovazione silenziosa basata sull'agricoltura biologica, le filiere corte e il networking. Ciò che emerge dalle loro storie, motivazioni ed esperienze vissute è una capacità trasformativa, intrecciata con la sopravvivenza delle piccole imprese agricole. In alcuni casi, prevale l'insistenza sulla preservazione dell'ambiente, del sapere e delle pratiche tradizionali. In altri, c'è una visione sociale, culturale e politica ben definita in merito alla gestione collettiva e partecipativa del territorio. Il modo in cui queste donne sono pioniere nelle loro attività agricole aggira i confini fisici dei loro campi, i confini sociali imposti da un ruolo codificato delle donne e i limiti politico-economici assegnati alle donne agricoltrici, diventando agenti di cambiamento, talvolta radicale, più spesso silenzioso.

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