“I primi anni, studiare in unibz era come far parte di una startup”
“Ritorno a Bolzano per l’Homecoming, per incontrare chi ha vissuto con me i primi, pionieristici, tempi dell’ateneo. Ho visto che saremo una quindicina di laureati di quegli anni. Sarà stimolante confrontarci con chi è venuto dopo di noi e, spero, allacciare nuovi contatti”.
Massimo Fiorin, 39 anni, veneziano di Scorzè ma ormai cittadino italo-svizzero, manca da Bolzano dal 2004, da quando all’epoca ventunenne, lasciò l’Alto Adige con una laurea in Economia di una piccola e semisconosciuta università trilingue in tasca.
Il primo passo nel mondo al di fuori delle mura dell’accademia fu un tirocinio di cinque mesi alla Banca europea per gli investimenti, propiziato dal suo relatore di tesi, l’economista e primo rettore, Alfred Steinherr. L’approdo all’università di Bolzano fu certamente una scoperta perché l’ateneo esisteva solo da quattro anni ma non fu casuale. “Mi ero già immerso nella cultura tedesca durante il quarto anno di liceo trascorso ad Hannover e quando, dopo la maturità dovetti scegliere, vidi che avevo la possibilità di studiare economia unendola alle lingue: rivoluzionaria, a quei tempi. Non ci pensai due volte e, col senno di poi, penso che non avrei potuto fare una scelta migliore”, afferma.
“Quando giunsi a Bolzano, era il quarto anno dalla fondazione dell’università e ora posso dire con orgoglio di aver fatto parte dei momenti iniziali. Si sentiva che c’era tanta energia, voglia di fare”, ricorda, “in quegli anni, chi veniva a studiare in unibz respirava “aria di startup”, in un ateneo dalla storia breve ma con una volontà visionaria. Aver studiato in tre lingue per chi come me si è stabilito in Svizzera, è stato un asso nella manica nei colloqui di lavoro”.
Fiorin ci parla da Payerne, una piccola cittadina svizzera di poco più di 10.000 abitanti nel cantone francofono di Vaud, a metà strada tra Berna e Losanna. È il luogo in cui ha sede Swiss Aeropole, il parco tecnologico svizzero dedicato al settore aeronautico e spaziale. Un progetto ambizioso, cui lui ha aderito nel 2017, anno in cui è stato selezionato come direttore del settore business. Un ruolo di grande responsabilità cui è approdato dopo un’esperienza decennale nella sede elvetica della multinazionale del tabacco British American Tobacco, dove ha potuto mettere a frutto le competenze acquisite a Bolzano e poi nel Master conseguito al Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra. “In BAT sono stati anni formativi preziosi”, puntualizza, “lì mi sono occupato di finanza, marketing e strategia e così ho potuto acquisire una prospettiva completa dei diversi reparti di una multinazionale”. È anche grazie alle competenze maturate in quel contesto professionale che negli ultimi cinque anni è stato in grado di contribuire alla crescita del parco tecnologico. “Siamo un team piccolo e ci capita di occuparci di tanti aspetti diversi, dalle negoziazioni con multinazionali all’accompagnamento di startup che si vogliono installare a Swiss Aeropole. È un ambiente estremamente stimolante”, spiega il laureato unibz, “nel 2019 abbiamo inaugurato una piattaforma per l’aviazione d’affari, un business center che ci ha permesso di raggiungere una massa critica. Attualmente ci estendiamo su oltre 40 ettari di terreno e ospitiamo una trentina di aziende”.
Le sfide del presente e del futuro, dopo la pausa forzata della mobilità causata dalla pandemia, sono concentrate sulla sostenibilità del trasporto aereo, un tema su cui le imprese misureranno la loro competitività e capacità di innovare nei prossimi anni. “È una problematica appassionante cui ci stiamo dedicando con grande impegno perché sarà la chiave che ci permetterà di continuare a viaggiare e a spostarci – “un aspetto fondamentale della nostra libertà” – nei prossimi decenni”, sottolinea.
Si tratta di un tema centrale anche per le aziende e gli istituti di ricerca presenti al NOI Techpark, dove si svolgerà la prima parte dell’Homecoming. “Sono molto curioso”, conclude Fiorin, “non vedo l’ora di capire come il modello del parco tecnologico, che solitamente si modella sulle esigenze del territorio di riferimento, è stato declinato in salsa sudtirolese. Sarà bello ritrovarci dopo tutti questi anni in un luogo che esiste anche grazie alla mia piccola università, ormai diventata grande”.
(zil)